Hai presente quel fastidio sotto la pelle, un piccolo rigonfiamento che non si vede proprio, ma che senti quando ti tocchi? Quello è un brufolo cieco, spesso chiamato anche “brufolo sottopelle”. A differenza dei classici brufoli con punta bianca, questo rimane nascosto e può restare lì, gonfio e dolorante, per giorni o settimane. Non è un problema grave, ma ti fa sentire a disagio e, spesso, non sai come trattarlo.

Il motivo? Una combinazione di fattori: pori ostruiti, accumulo di sebo e batteri, magari amplificati da stress, ormoni o trattamenti aggressivi per la pelle. Se lo schiacci, rischi infiammazione, infezioni o cicatrici, insomma, capirlo fin da subito è il primo passo per evitarne le conseguenze.
Perché si forma un brufolo cieco?
Un brufolo cieco nasce quando un poro o un follicolo pilifero si occlude, intrappolando sebo, batteri e cellule morte nei livelli più profondi della pelle. Non compare con la punta visibile come nei brufoli superficiali, perché l’infiammazione resta sottocutanea. Il risultato è un nodulo solido, doloroso alla pressione, spesso arrossato e difficilmente eliminabile con metodi fai-da-te.
Ma perché succede? Le cause combinate più frequenti sono:
- Squilibri ormonali, tipici della pubertà, mestruazioni o stress;
- Eccesso di sebo in aree come mento e guance;
- Occlusione dei pori, spesso dovuta a prodotti troppo pesanti o sporco accumulato;
- Lifestyle e alimentazione, con zuccheri e latticini che possono intensificare l’infiammazione.
Aggredire il brufolo cieco con lavaggi o tentativi di spremitura può peggiorare l’infiammazione, causando ulteriori peggioramenti come infezioni o la formazione di cicatrici. Se resta doloroso o visibile per oltre due settimane, è il caso di valutare una visita dermatologica.
Trattamento efficace per il brufolo cieco
Il modo più pratico per affrontarlo è applicare una garza calda sul nodulo per 10 minuti, 3 volte al giorno, che favorisce la circolazione e tende a far “emergere” l’infiammazione. Dopo questa operazione, si passa a un trattamento mirato com creme a base di acido salicilico o perossido di benzoil, che aiutano a pulire i pori e a calmare il gonfiore, se applicate con costanza. In alternativa, puoi provare prodotti naturali, come il tea tree oil diluito o impacchi di argilla verde, noti per le loro proprietà antibatteriche e lenitive.
Se, dopo due settimane, nulla cambia, o il brufolo diventa molto doloroso, il dermatologo può suggerire soluzioni più mirate, ad esempio, una puntura steroidea, creme con retinoidi o, in casi più particolari, un ciclo di antibiotici orali per gestire l’infiammazione.
Buone abitudini per prevenire i brufoli sottopelle
Evita trattamenti troppo aggressivi che rischiano di aggravare il disturbo, meglio detergere delicatamente mattino e sera e usare creme non comedogeniche. Inoltre, due volte a settimana, una leggera esfoliazione chimica (con acido salicilico o glicolico) aiuta a tenere puliti i pori.
È importante anche proteggere la pelle dal sole, utilizzando una crema solare con SPF 30 o 50, che previene macchie dopo l’infiammazione. Infine, anche lo stile di vita conta, alimenti ricchi di zuccheri o latticini può favorire l’infiammazione, mentre dormire bene e gestire lo stress portano un beneficio evidente.
Quando è il caso di rivolgersi al dermatologo
Se il brufolo ti fa male da settimane, aumenta di dimensioni o si infetta (gonfia, diventa rosso vivo, caldo al tatto), è il momento di chiedere una valutazione professionale. Meglio farlo presto, eviterai cicatrici, inestetismi e trattamenti più invasivi. Il dermatologo può aspirare o iniettare direttamente cortisone, prescrivere retinoidi o consigliare una terapia personalizzata.